domenica 17 marzo 2013

Voci dal passato



Capriolo Zoppo era un capo indiano, un Sioux che nel 1885 parlò al "Grande Capo di Washington", il Presidente degli Stati Uniti. Il suo discorso è incredibilmente moderno, è una fotografia della civiltà occidentale e delle sue magagne. Quello che pubblichiamo, per ragioni di spazio, è solo un estratto. Non commentiamo oltre: ogni parola che noi possiamo aggiungere, Capriolo Zoppo l'ha già detta. 

"Come si può comprare o vendere il cielo, il colore della terra? L'idea per noi è strana. Se la freschezza dell'aria e il luccichio delle acque non sono in nostro possesso, come potete comprarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni lido sabbioso, la nebbia dei boschi fitti, ogni insetto è sacro alla memoria del mio popolo. La linfa che scorre negli alberi porta il ricordo del pellerossa.
I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese in cui sono nati, quando se ne vanno a passeggiare tra le stelle; i nostri morti non dimenticano mai questa bella terra, perché essa è la madre del pellerossa. Noi siamo parte della terra, ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, la frescura dei boschi, il corpo tiepido del puledro, e l'uomo... tutto appartiene alla stessa famiglia. 
Così, quando il Gran capo di Washington manda a dire di voler comprare la nostra terra, vuol dire veramente molto. Ma se ti vendiamo la terra, devi ricordarti che è sacra, che ogni riflesso dell'acqua chiara dei laghi parla di eventi e di memorie della vita del mio popolo. 
L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all'avanzare dell'uomo bianco come la nebbia della montagna fugge davanti al sole del mattino. Non c'è posto tranquillo nelle città dell'uomo bianco. Un luogo in cui ascoltare il mormorio delle foglie a primavera, o il fruscio delle ali degli insetti. Solo il rumore che è insulto per le orecchie. Ma forse è perché io sono un selvaggio e non comprendo. E cosa diventa la vita se l'uomo non può ascoltare il grido solitario dell'uccello notturno o il gracidio delle rane attorno allo stagno? Ma io sono un uomo rosso e non capisco".  


2 commenti:

  1. Parole sagge....parole sagge

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  2. Gli indiani d'America avevano capito tutto quello che oggi stiamo faticosamente imparando. Il nostro rapporto con la vita è un rapporto mediato, raramente riusciamo a dare importanza all'esperienza diretta, al vedere il mondo con i propri occhi. Per un uomo rosso era imperdonabile vedere un animale e non sapere il suo nome, ad esempio. Noi, invece, tutti i giorni vediamo cose a cui non sappiamo dare un nome...

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