giovedì 20 giugno 2013

Spostamento del mercato

Una soluzione in cerca di un problema


Siamo andati al mercato di Pantigliate e abbiamo fatto alcune domande alla gente, soprattutto ai commercianti: “Siete d’accordo con lo spostamento del mercato?” Una gragnuola di no ha stupito persino noi, da sempre contrari alla proposta. “Guardi, è come prendere la Lombardia e portarla in Veneto” ci dice uno. Una ragazza seduta di fianco al furgone aggiunge: “Basta vedere come è il mercato quando non ci sono le scuole: non c’è nessuno, è tutto fermo”. 

E non possiamo darle torto. 
Anche sui problemi rilevati dall’Amministrazione ci rispondono che sono in realtà falsi problemi: un’ambulanza, ad esempio, può passare tranquillamente, e c’è anche la seconda entrata delle scuole, sul dietro, che può agevolare. “Ma mettiamo che non basti: lì, nel parco, invece, che possibilità ha un’ambulanza di arrivare?” In ogni caso il problema rimarrebbe. Facciamo il giro del mercato, non raccattiamo neanche una pallida apertura. Osserva un ambulante: “Decisamente negativa, come scelta, direi. Ma in realtà è da prima, che non va bene. Mi dicono che ho paura della concorrenza, ma non si può riempire il mercato di bancarelle per fare cassa, alla fine si muore tutti. E ora infatti pensano di spostare il mercato. Ma io dico: se hai una macchina, con un litro non puoi fare duecento chilometri, o sbaglio?” 

E' ormai tardi e ci allontaniamo dal mercato, sempre più convinti che, in realtà, l’unico posto possibile per il mercato sia questo. Guardiamo la gente, le bancarelle. Non che il mercato sia florido, però non è nemmeno da buttar via: stiamo parlando del mercato di un paese di seimila abitanti, non del centro di Milano. Più di così, cosa si vuole fare? Abbiamo per anni investito nella grande distribuzione, Pantigliate in testa, e ora ne subiamo le conseguenze. Il problema è di struttura, non è semplicemente il luogo. Anzi, luogo migliore non c’è. L’Amministrazione ha cercato la soluzione prima di trovare il problema: ci sono in campo 50.000 euro, e per non perderli, si è scelto di buttarli sul Chico Mendez, pensando di cogliere due piccioni con una fava: riqualificazione del parco e mercato nuovo. In realtà non ce n’era bisogno, per quanto riguarda il mercato. E per il Chico Mendes? “Non so come la prenderanno i ragazzi” dice una signora passando. In effetti delle strutture per il mercato non sono propriamente le migliorie attese per un parco dedicato a bambini e ragazzi.
Tirando le somme: si vuol migliorare? Benissimo, ma si chieda alla gente, agli ambulanti, a chi vive le situazioni giorno per giorno. Si cerchino i bisogni e si cerchino delle cure adeguate. Invece, si è scelto di calare dall’alto un rimedio, e non si sapeva nemmeno qual era la malattia.

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